sabato 17 gennaio 2009

la coop sei tu


Mentre aspetto il mio turno penso che prima o poi dovrò decidermi a prendere parte ad uno dei corsi di tl, quello del public speaking. Timida, sono fondamentalmente e totalmente timida. Soprattutto quando devo prendere la parola davanti a più persone. Dovrò parlare a circa venti persone e il cuore sembra voglia balzarmi fuori dal petto, ho paura che lo notino, sembra quasi mi muova in avanti la maglia lilla. Mi trema la voce, vorrei provarla dicendo una qualsiasi cretinata al mio vicino, mi trattengo, vorrei scappare, non lo faccio. Penso vadacomevada e mi lancio nella presentazione: chi ero, chi sono e cosa desidero. Fatto.
Alla prima pausa si avvicina uno dei mie compagni di corso di formazione, si complimenta dicendo “si vede che sei abituata a parlare in pubblico è stata la presentazione più sciolta e simpatica, ma quante cose sai?” Spero non mi prenda in giro intanto dispongo le piume della coda, una simpatica e sciolta pavoncella. Certo che detto da lui che ha aperto per primo il giro di presentazione mi fa sorridere, lo ha aperto esordendo “inizio io perché sono timido e se aspetto me la faccio addosso”, chiudo la coda e mi godo la giornata.
Non aveva senso la mia paura. Non è la prima volta che mi ritrovo con questi compagni di cooperativa, che coop chiama soci attivi. Sono quasi tutti pensionati, ognuno ha un vissuto ed esperienza diverse. Ci sono camionisti, professori, sindacalisti, persino un ex comandante dei vigili del fuoco, sapiente e un tantino prolisso ma con un’ottima proprietà di linguaggio. Siamo tutti sfacciatamente propensi verso sinistra e qualcuno come me non sta neanche più a sinistra, ma sicuramente ed ovviamente mai si sposterà né a destra tantomeno in centro. La moderazione la riservo solo nella scelta del prosciutto.
Ci vedesse il presidente della lega coop: noi siamo la cooperativa! Siamo o meglio sono gli unici che credono intensamente ai valori dell’aggregazione. Qualcuno di loro ha partecipato negli anni settanta alla raccolta firme e soldi per cercare di convincere il comune di collegno ad assegnargli un terreno incolto, in quella che una volta era periferia della cittadina. Hanno lottato contro i commercianti, veri ostracisti della cooperativa. In pochissimi giorni hanno raccolto ben mille firme. Facevano proseliti nelle fabbriche, durante le pause pranzo. Le hanno presentate al sindaco, ha nicchiato, ne hanno raccolte altrettante e ancora di più. Il sindaco ha ceduto loro il terreno ed è nata una delle prime cooperative del Piemonte. Ora coop è una delle più importanti catene distributive, fa attente operazioni di marketing e talvolta dimentica il suo passato. Meno male che ci sono i soci attivi a ricordarlo. Propongono progetti, sono il polso del territorio, distribuiscono l’invenduto, elargiscono contribuiti ad associazioni culturali. I soci attivi sono, tolta la sottoscritta che è un’infiltrata, uno spaccato della società degli anni settanta, che crede ancora nella solidarietà e nell’aggregazione come fonte di risparmio e come canale d’integrazione.
Ci sono Giuseppe e Carmelina, belli entrambi, marito e moglie, talmente affiatati che si somigliano. Mi racconta Vittoria, ex professoressa di educazione fisica, che prova invidia per loro, perché sono incredibilmente belli ed innamorati. Mi racconta di quando vanno a fare servizio alle feste dell’unità, diciassette giorni di seguito, a cucinare braciole. Mi dice che è l’unico periodo in cui li odia perché l’odore sale fino al suo terrazzo e la nausea al punto da diventare vegetariana per un mese. Poi c’è lei, ex professoressa che si vanta di non avere mai alzato la voce con i suoi alunni, è sempre bastato uno sguardo, ancora adesso lo conserva, per fortuna per me ha simpatia, quindi quando mi parla e mi guarda mi sorride spesso. C’è Lido, toscanaccio, parla e ride, ridono anche i suoi occhi, è contagioso. Si sistema vicino a Carlo che al contrario è terribilmente serio, pondera ogni parola che dice, viene da credere a tutto quello che afferma, non fosse per Lido che lo contraddice dandogli forti colpi di mano sulle spalle. Poi c’è Mario, seduto vicino a me, voce bassa e profonda, non conosce sorriso, la vita è serietà. E’ premuroso e per tutta la giornata toccherà il calorifero dicendomi, stia tranquilla sono ancora caldi.
Giornate come quella di ieri aiutano a trovare un senso alla mia stessa vita..

1 commento:

Miranda ha detto...

Che bel gruppo! Quando si hanno esperienze così si riesce ancora a pensare che non tutto è perduto, che una speranza di un'Italia migliore c'è...
(anch'io cado in preda al panico se devo parlare in pubblico...e sì che nella blogsfera son così logorroica...)