Domenica ho conosciuto Battista.
E' un uomo di ottantanni che vive da sempre a Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo.
Vive prigioniero della moglie e della figlia, le chiama le aguzzine.
Abbiamo approfittato della confusione di un pranzo offerto per festeggiare una cresima e l'ho rubato alle aguzzine.
La mia anziana genitrice ha fatto da palo ed io liberato lo zio Battista, che non è in realtà mio zio, ma da domenica lo è diventato.
Abbiamo volato insieme.
Mi ha portato a Vienna. Ci è andato con gli alpini, lo scorso anno.
Battista da giovane è stato un alpino.. Quasi si mette sull'attenti quando parla del corpo degli alpini, gli occhi si illuminano e devo fermarlo altrimenti a Vienna non entriamo.
Mi mostra il fasto dei palazzi, i ponti, il Danubio.. i cori fatti insieme ai suoi amici e la libertà provata nei viali di Vienna.
Che bella, che bella, che bella.. continua a dirmi con il suo accento cuneese.
Mi stringe la mano quando parla, ogni tanto si guarda intorno, controlla le sue aguzzine e quando le vede intente in un dialogo distante, Battista si distende.
Gli chiedo se ha visto la guerra, se ha combattuto.
Tira fuori dai suoi ricordi i quattordici anni.
Era un ragazzo e quella guerra, la guerra di liberazione se la ricorda bene.
Era una staffetta partigiana, discreta e attenta.
Mi parla del capitano Sicilia, capitano partigiano, di come la brigata Muti lo ha catturato, del tradimento di un doppiogiochista. Le lacrime gli bagnano le guance quando urla "Sicilia, arrenditi!", poi lo sparo, il cervello che vola via dal cranio. Il suo corpo catturato, attaccatto ad una camionetta e trascinato fino in paese.
Le urla delle donne dai balconi, trascinate all'interno dai loro uomini.
Lo strazio di una popolazione.
Gli chiedo se ha visto le stesse scene nel corpo dei partigiani.
Si alza in piedi e mi dice: MAI, erano uomini coraggiosi, non vigliacchi.
Non ho mai visto un partigiano sparare alla schiena di un soldato.
Ho visto fascisti fare le cose più bieche, si asciuga le lacrime, mi stringe la mano.
Gli sorrido, lo riporto a Vienna, passeggiamo ancora un pochino lungo le rive del Danubio.
Poi lo riporto a casa, con la promessa di uscire ancora insieme, aguzzine permettendo.