martedì 4 agosto 2009

Herat, Luigi e Felice

Forse non avremmo dovuto parlarne.
Raramente abita la mansarda sopra il mio appartamento, la occupa quando Felice va in missione oppure scende a Caserta a trovare la sua famiglia.
Così subentra Luigi, a cui viene data la possibilità di staccare dalla vita della caserma.
Ho adottato entrambi i ragazzi, a dire la verità più Luigi che Felice.
Sicuramente complici le caratteristiche caratteriali.
Felice è più schivo e riservato.
Luigi riempie la scala di note musicali.
Canta ad alta voce, spesso usando come microfono l'aspirapolvere, canta forte per superare il rumore del motore, perdipiù Gigi D'Alessio, che io non amo per niente, ma sentirlo reinterpretato da Luigi mi riempie di allegria, lo alterna per fortuna a cantautori partenopei, il suo mondo è Napoli.
Luigi e Felice hanno scelto la vita militare per potere sostentare se stessi e le proprie famiglie.
Alternano missioni all'estero.
Luigi ieri caricando il suo modellino di aereo nel portabagagli, mi raccontava che presto partirà per l'Afghanistan, per sei mesi.
Ha intercettato le mie paure: "nun te preoccupà, Herat è una zona tranquilla"
Non ci crede in realtà neanche lui.
Mi guarda e mi dice che in realtà ha paura, ne ha ogni volta che sta per partire.
Poi in loco passa, forse perchè cerchi di non pensare o forse perchè lì dopo poche ore tutto diventa abitudine e Napoli e il tuo modellino di aeroplanino diventano sogni lontani, sogni a cui appigliarti per sfuggire a giorni di guerra e di pace.
Apro la stampa questa mattina e in prima pagina il nome Herat macchiato di sangue.
Luigi è in caserma, a pochi passi da Avigliana.
Tiro il fiato, solo per un momento.
A pochi passi dall'attentato, una caserma italiana, con altri Luigi all'interno.
E bambini, donne, giovani uomini di un'altra etnia e pur sempre persone con sogni e speranze.

6 commenti:

Spinoza ha detto...

E' vero che alla fin fine sono persone normali, ma non riesco a togliermi dalla mente che nessuno li ha obbligati a diventare militari, e che se vanno in guerra ci vanno per volontà loro...

Minu ha detto...

@Spinoza
nè Felice, tantomeno Luigi si sono mai lamentati del loro mestiere. Molti ragazzi al sud scelgono la carriera militare, una delle poche possibilità per loro. E' una vita dura, che li spinge ad abitare lontano dalle loro famiglie, dalle loro fidanzate. Servono la patria con onore. Hanno paura e quando chiamano casa nascondono questo loro sentimento e fanno passare il messaggio che tutto va bene. A me fanno un'enorme tenerezza ed ogni volta penso.. per loro posso togliere l'adesivo sulla porta "italia, repubblica delle banane", potrei farlo solo in virtù del loro mestiere...

Miranda ha detto...

dietro il soldato c'è l'uomo, c'è vita, sangue, dolore...non di può dimenticarlo.
Speriamo tornino a casa presto...

Minu ha detto...

@Miranda
da quando vivo con i due militari sopra la testa, ho imparato a guardare con occhi più attenti le loro divise, come le indossano e i loro sorrisi stanchi quando tornano a casa..

the muffin woman pat ha detto...

credo che molti ragazzi dovrebbero passare dentro le loro divise...

Princi ha detto...

Italia repubblica delle banane ... possibile che uno non possa scegliersi la vita che vuole?? ... speriamo che tornino a casa e che educhino i loro figli alla non violenza, non prepotenza, non furbizia ...
:-)